Su Ecologia di Prisca Amoroso
Alessandro Dondi
30.07.2023
Il titolo non lascia dubbi su quale sia l'argomento. Oggi, dire "ecologia" significa prendere parte e la parte di Amoroso è quella di una ecologia che non è separata né separabile dalla filosofia, come il primo capitolo afferma con il suo titolo "Filosofia ed ecologia", e  il primo paragrafo ribadisce: "Una filosofia ecologica".

"Ecologia" non consiste in un affiancamento, da parte della disciplina, la "filosofia", alla scienza della natura che porta lo stesso nome e non si propone di offrire strumenti definitori utili per un loro impiego immediatamente politico:
«Quando usiamo la parola "ecologia" in un contesto filosofico, non dobbiamo limitarci a cercarne il referente nella branca disciplinare che chiamiamo "filosofia dell'ambiente", né dobbiamo avere in mente esclusivamente  temi come la catastrofe climatica o l'equilibrio tra ambiente e organismi. L'ecologia in senso filosofico ha ragioni e potenzialità che eccedono gli ambiti ora detti: essa si determina non soltanto in senso contenutistico, ma anche come una delle possibili chiavi di attraversamento del pensiero». (P. 11).

L'ecologia dunque non consiste solo in un contenuto, ma anche in un'attività, nello specifico in un'attività di pensiero la cui portata e il cui significato si tratterà di delineare.

Amoroso afferma:
«se saremo disposti a [...] chiederci cosa sia, e se sia possibile, una filosofia ecologica, vedremo delinearsi davanti a noi un compito più radicale, ampio e interessante: quello di pensare ecologicamente». (P. 11).

"Pensare ecologicamente" e non "pensare l'ecologia" significa attingere al nostro patrimonio culturale riattivando pratiche di pensiero, oltre che contenuti, rivolte non solo alla comprensione, ma anche alla produzione di legami e connessioni che non possono essere colti solo come oggetti descrivibili dall'esterno in maniera oggettiva.
Questa pratica, se non ho frainteso l'intento dell'autrice, non è il rifiuto della pratica di pensiero occidentale, ma la sua esplorazione, il suo attraversamento orientato in modo ecologico.
Se le connessioni e i valori che intessono la vita e l'ambiente non possono essere analizzati in maniera naturalistica, altrettanto la cultura e la storia occidentale e, con esse, la filosofia, non possono venire allontanate, Amoroso non se ne distacca, ma, appunto, le attraversa, le percorre, vi si immerge.
 
Da questa angolatura è possibile cogliere il valore delle letture che l'autrice offre di grandi classici della scienza (Keplero, Copernico, Newton, [...]) della letteratura e dell'arte (Defoe, De Amicis, Shelley, Dürer [...] ), ma anche di film di animazione (Myazaki), di miti come quello di  Prometeo, di eventi storici come la missione Apollo 8, e di grandi classici del pensiero contemporaneo (Haraway) o moderno come i Pensieri di Pascal. Ad esempio  l'attraversamento dell'opera di Pascal permette all'autrice di adottarne il lessico portandolo nella nostra esperienza:
«Pensare ecologicamente significa tenere insieme spirito di geometria e spirito di finezza: non rinunciare alla vocazione razionale della filosofia e al contempo non accettare di perdere, nel pensiero, ciò che ad essa arriva attraverso l'intuizione, la sensibilità, la frequentazione quotidiana del mondo». (P. 18)

La modernità, la principale accusata della crisi ecologica, viene identificata attraverso l'instaurazione di un modo di pensare che supera la distinzione classica tra mondo sublunare, mondo dell'imperfezione, e sfere celesti, perfette.
L'ecologia di questo pensare è prodotta da un pensiero che opera tramite misurazione quantitativa che apre a forme di esperienza sì più ampie rispetto all'esperienza del singolo individuo, ma disincarnate, escludenti principalmente la dimensione affettiva. Se il pensiero moderno apre al cosmo intero, permettendo di vedere un mondo complesso e infinito, produce una tensione irrisolta tra «grandezze a noi sproporzionate» (p. 75), come i fenomeni e le dinamiche globali oggetto dell'attuale presa di coscienza ecologica, o di «emersione ecologica» (p. 72), come viene definita, e  l'esperienza umana quotidiana, fenomenologica e affettiva.

La tensione tra il pensiero (scientifico) moderno e quello fenomenologico diviene così la posta in gioco della "filosofia ecologica" cui l'autrice consegna il compito di produrre il «ritorno al mondo» (p. 50), di «vedere il mondo» (p. 49, nota 10) attraverso una sintesi teoretica ed etica che sappia «pensare locale, attraverso una durissima e rischiosa rivendicazione dei territori, che non in pochi casi costa la vita agli attivisti, e un agire globale: il caso più eminente è quello della tutela della foresta amazzonica, che dà respiro all'intero pianeta» (p. 84, citazione modificata).

Se le connessioni con enti e ambienti sono le relazioni che occorre valorizzare nella pratica del pensiero ecologico, esse non possono essere descritte "da fuori": all'ontologia l'autrice affianca la fenomenologia, la pratica di incarnazione del punto di vista che sa affacciarsi all'esterno così come all'interno dell'esperienza, aperta tanto a oggetti concettuali quanto ad affetti e emozioni. Per questo il brillante saggio dell'autrice è in prima persona, uno dei rari in cui lo spessore scientifico prende valore proprio dal punto vista di chi lo scrive.


© Prisca Amoroso (a cura di), Ecologia, Castelvecchi 2023
testi di:  Miriam Borgia, Marco Ciardi, Francesco Marsciani, Ludovica Neri, Davide Silvioli, Lorenzo Vinciguerra