30.07.2023
Il titolo non lascia dubbi su quale sia l'argomento. Oggi, dire
"ecologia" significa prendere parte e la parte di Amoroso è quella di
una ecologia che non è separata né separabile dalla filosofia, come il
primo capitolo afferma con il suo titolo "Filosofia ed ecologia", e il
primo paragrafo ribadisce: "Una filosofia ecologica".
"Ecologia"
non consiste in un affiancamento, da parte della disciplina, la
"filosofia", alla scienza della natura che porta lo stesso nome e non si
propone di offrire strumenti definitori utili per un loro impiego
immediatamente politico:
«Quando usiamo la parola "ecologia"
in un contesto filosofico, non dobbiamo limitarci a cercarne il
referente nella branca disciplinare che chiamiamo "filosofia
dell'ambiente", né dobbiamo avere in mente esclusivamente temi come la
catastrofe climatica o l'equilibrio tra ambiente e organismi. L'ecologia
in senso filosofico ha ragioni e potenzialità che eccedono gli ambiti
ora detti: essa si determina non soltanto in senso contenutistico, ma
anche come una delle possibili chiavi di attraversamento del pensiero».
(P. 11).
L'ecologia dunque non consiste solo in
un contenuto, ma anche in un'attività, nello specifico in un'attività
di pensiero la cui portata e il cui significato si tratterà di
delineare.
Amoroso afferma:
«se
saremo disposti a [...] chiederci cosa sia, e se sia possibile, una
filosofia ecologica, vedremo delinearsi davanti a noi un compito più
radicale, ampio e interessante: quello di pensare ecologicamente». (P.
11).
"Pensare ecologicamente" e non "pensare
l'ecologia" significa attingere al nostro patrimonio culturale
riattivando pratiche di pensiero, oltre che contenuti, rivolte non solo
alla comprensione, ma anche alla produzione di legami e connessioni che
non possono essere colti solo come oggetti descrivibili dall'esterno in
maniera oggettiva.
Questa pratica, se non ho frainteso
l'intento dell'autrice, non è il rifiuto della pratica di pensiero
occidentale, ma la sua esplorazione, il suo attraversamento orientato in
modo ecologico.
Se le connessioni e i valori che intessono la
vita e l'ambiente non possono essere analizzati in maniera
naturalistica, altrettanto la cultura e la storia occidentale e, con
esse, la filosofia, non possono venire allontanate, Amoroso non se ne
distacca, ma, appunto, le attraversa, le percorre, vi si immerge.
Da
questa angolatura è possibile cogliere il valore delle letture che
l'autrice offre di grandi classici della scienza (Keplero, Copernico,
Newton, [...]) della letteratura e dell'arte (Defoe, De Amicis, Shelley,
Dürer [...] ), ma anche di film di animazione (Myazaki), di miti come
quello di Prometeo, di eventi storici come la missione Apollo 8, e di
grandi classici del pensiero contemporaneo (Haraway) o moderno come i
Pensieri
di Pascal. Ad esempio l'attraversamento dell'opera di Pascal permette
all'autrice di adottarne il lessico portandolo nella nostra esperienza:
«Pensare
ecologicamente significa tenere insieme spirito di geometria e spirito
di finezza: non rinunciare alla vocazione razionale della filosofia e al
contempo non accettare di perdere, nel pensiero, ciò che ad essa arriva
attraverso l'intuizione, la sensibilità, la frequentazione quotidiana
del mondo». (P. 18)
La modernità, la principale
accusata della crisi ecologica, viene identificata attraverso
l'instaurazione di un modo di pensare che supera la distinzione classica
tra mondo sublunare, mondo dell'imperfezione, e sfere celesti,
perfette.
L'ecologia di questo pensare è prodotta da un
pensiero che opera tramite misurazione quantitativa che apre a forme di
esperienza sì più ampie rispetto all'esperienza del singolo individuo,
ma disincarnate, escludenti principalmente la dimensione affettiva. Se
il pensiero moderno apre al cosmo intero, permettendo di vedere un mondo
complesso e infinito, produce una tensione irrisolta tra «grandezze a
noi sproporzionate» (p. 75), come i fenomeni e le dinamiche globali
oggetto dell'attuale presa di coscienza ecologica, o di «emersione
ecologica» (p. 72), come viene definita, e l'esperienza umana
quotidiana, fenomenologica e affettiva.
La
tensione tra il pensiero (scientifico) moderno e quello fenomenologico
diviene così la posta in gioco della "filosofia ecologica" cui l'autrice
consegna il compito di produrre il «ritorno al mondo» (p. 50), di
«vedere il mondo» (p. 49, nota 10) attraverso una sintesi teoretica ed
etica che sappia «pensare locale, attraverso una durissima e rischiosa
rivendicazione dei territori, che non in pochi casi costa la vita agli
attivisti, e un agire globale: il caso più eminente è quello della
tutela della foresta amazzonica, che dà respiro all'intero pianeta» (p.
84, citazione modificata).
Se le connessioni
con enti e ambienti sono le relazioni che occorre valorizzare nella
pratica del pensiero ecologico, esse non possono essere descritte "da
fuori": all'ontologia l'autrice affianca la fenomenologia, la pratica di
incarnazione del punto di vista che sa affacciarsi all'esterno così
come all'interno dell'esperienza, aperta tanto a oggetti concettuali
quanto ad affetti e emozioni. Per questo il brillante saggio
dell'autrice è in prima persona, uno dei rari in cui lo spessore
scientifico prende valore proprio dal punto vista di chi lo scrive.
©
Prisca Amoroso (a cura di), Ecologia, Castelvecchi 2023
testi di:
Miriam Borgia, Marco Ciardi, Francesco Marsciani, Ludovica Neri, Davide Silvioli, Lorenzo Vinciguerra