Sentirsi a casa
bell hooks
22.10.2023
Il testo che segue è la Prefazione di bell hooks al volume Sentirsi a casa. Una cultura dei luoghi, edito da Meltemi


Prefazione

Sapere dove sto andando


Un luogo in cui sentirsi a casa: per molte persone è un pensiero costante. Vogliamo sapere se sia possibile vivere pacificamente sulla terra, salvaguardare la vita e abbracciare un ethos di sostenibilità che non riguardi semplicemente la gestione consapevole delle risorse del mondo, ma anche la creazione di significato, ovvero di vite meritevoli di essere vissute. Tracy Chapman esprime questo desiderio nel testo di una sua canzone: “Voglio svegliarmi e sapere dove sto andando”. Durante i miei viaggi attraverso il paese sono rimasta sbalordita dal numero di persone che si sentono perse, prive di una direzione, come se non fosse possibile intuire il punto di arrivo del nostro viaggiare. Molti si sentono completamente spaesati, ma conoscono bene la sensazione di crisi, di sventura imminente, perché è tutto ciò che hanno. Anche i nostri vecchi, gli anziani che hanno vissuto a lungo e sono ancora qui, dicono che la vita è molto cambiata, la trovano “davvero strana”; secondo loro il mondo attuale è un mondo che ha “troppo”, e sono convinti che questa sovrabbondanza sia all’origine del deserto spirituale, di quell’angoscia quotidiana che plasma i modi di essere di coloro che sono persi, raminghi, perennemente alla ricerca di qualcosa.

Baba, la mia nonna materna Sarah Oldham, direbbe: un mondo di “troppi desideri e troppi sprechi”. Ha vissuto una vita semplice, governata dalle stagioni: la primavera per seminare e sperare, l’estate per osservare la vita crescere, camminare e sedersi sotto il portico; l’autunno per raccogliere e conservare, l’inverno fatto di quiete, tempo di cucire e riposare. Per tutta la mia giovinezza, e fino al primo anno che ho passato lontano dalla mia famiglia, Baba ha vissuto al sicuro nell’edificio di legno a due piani che era il suo rifugio sulla terra, la sua casa. Non guidava: non hai bisogno di guidare se desideri vivere in un mondo che puoi percorrere camminando. A quei tempi, conoscevo altre persone come lei, persone che preferivano avere i piedi saldamente appoggiati sulla terra piuttosto che stare seduti al volante di un’automobile. Noi bambini eravamo affascinati da questi camminatori indomiti, dalle braccia dondolanti e dalle ampie falcate che consentivano loro di avanzare rapidamente, percorrendo molti chilometri in un solo giorno: ma sempre su un terreno conosciuto, partendo e tornando ogni volta a una realtà nota, camminando con un intento manifesto, ovvero la volontà di rimanere radicati in quel suolo familiare, e la certezza di conoscere il proprio posto sulla terra.

Come molti miei contemporanei ho desiderato ardentemente trovare il mio posto in questo mondo, percepire quel senso di ritorno a casa, di legame indissolubile con un luogo. Alla ricerca di un posto in cui sentirmi a casa, ho compilato una lista di ciò che reputo necessario per creare solide fondamenta. In cima alla lista ho scritto: “Ho bisogno di vivere in un luogo dove sia possibile camminare, poter andare a piedi al lavoro e ai negozi, dove sedermi a bere il tè in compagnia. Camminando, rinsalderò la mia presenza, come colei che rivendica la terra per sé, dando vita a un senso di appartenenza, a una cultura dei luoghi”. Ho anche fatto una lista di città in cui mi sarebbe piaciuto abitare: Seattle, San Francisco, Tucson, Charleston, Santa Fe, per citarne alcune. Quello che cercavo in quei luoghi era proprio quel sentimento di appartenenza, la soddisfazione di quel bisogno di sentirmi a casa. Ironia della sorte, il mio paese d’origine, il Kentucky, non era sulla lista. E a quel tempo non mi sarebbe mai venuto in mente, nemmeno lontanamente, di prendere in considerazione di ritornare là dove ero nata. Ma, alla fine, il Kentucky è esattamente il luogo in cui la mia ricerca è terminata, ed è là dove ho cominciato a scrivere questo saggio sui luoghi.

Sentirsi a casa. Una cultura dei luoghi esplicita il mio punto di vista sulla questione dei luoghi e del senso di appartenenza. Unendo passato e presente, traccia un viaggio circolare e ripetitivo, nel quale, pur spostandomi da un posto all’altro, sono finita nel luogo in cui tutto è iniziato, ovvero il Kentucky in cui sono nata. La ripetizione mi terrorizza, sembra suggerire una forma di stasi, un blocco. Mi ricorda le calde e lente giornate estive dell’infanzia, che si ripetono sempre uguali, giorno dopo giorno. La ripetizione è particolarmente presente in questo lavoro, documenta tutto lo svolgersi della mia vita. Penso ai miei vecchi, che ripetono continuamente le stesse storie. Ascoltare la stessa storia più e più volte la rende impossibile da dimenticare: è così che racconterò qui la mia storia. Fatti e idee si ripetono, poiché ogni capitolo è scritto in maniera indipendente dagli altri, a segnare un momento distinto nel tempo.

Molti dei saggi di questo libro si concentrano sulle questioni relative alla terra e alla proprietà terriera. Prendendo le mosse dalla constatazione che il novanta per cento di tutta la gente nera viveva nel Sud agrario prima della migrazione di massa verso le città del Nord, che ha avuto luogo nei primi anni del XIX secolo, scrivo di contadini neri; racconto le storie di quelle persone nere che, sia nel passato sia nel presente, si sono dedicate alla produzione alimentare locale, alla coltivazione biologica e hanno trovato conforto nella natura. Sarebbe impossibile affrontare queste questioni senza menzionare le politiche di razza e classe, così come descrivere il passato del Kentucky senza rivelare l’oscura storia della schiavitù in questo stato, e fino a che punto la politica del dominio razziale abbia influenzato, e influenzi tuttora, la vita dei neri del Kentucky. A partire dal razzismo tuttora presente nel mercato immobiliare, descrivo la segregazione esistente nel comparto abitativo e la zonizzazione economica e razziale. E sebbene lo sfondo di questi saggi sia il Kentucky, queste stesse riflessioni si possono estendere alle politiche razziste e classiste messe in pratica in tutto il paese.

Allo stesso modo, i saggi incentrati sull’ambiente e sulle questioni della sostenibilità superano di gran lunga i confini del Kentucky. Nell’evidenziare come la lotta per ripristinare l’equilibrio del pianeta passi necessariamente attraverso un rinnovato rapporto con la natura e le risorse naturali, esploro le connessioni esistenti tra l’autoguarigione delle persone nere e l’ecologia. Nell’affrontare la questione delle miniere a cielo aperto, introduco la necessità di creare un contesto etico e sociale in cui le preoccupazioni degli abitanti degli Appalachi siano considerate fondamentali da tutti i cittadini americani. E mi soffermo sulla famiglia, creando un album testuale nel quale celebrare chi mi ha cresciuto e ha nutrito il mio spirito.

Finalmente a casa, rifletto sul regionalismo, ovvero su cosa significhi essere una scrittrice del Kentucky. Questa raccolta di saggi include un dialogo con Wendell Berry, scrittore e poeta visionario nonché saggista e critico culturale del Kentucky. Scoprii gli scritti di Wendell durante il mio primo anno di università, mentre ero lontana dal Kentucky. Ciò che mi entusiasmò maggiormente fu il suo impegno totalizzante nei confronti della poesia (a quel tempo la poesia era il fulcro del mio interesse di scrittrice). Tuttavia, nei suoi saggi, radicali ed eclettici, Berry esplora una vasta gamma di questioni. Seguire le orme di Wendell ha significato, sin dall’inizio, seguire un percorso che mi avrebbe riportato al mio paese natale, il Kentucky. Il primo corso che ho organizzato all’Università di Berea traeva spunto dalla riflessione sulle politiche razziali contenuta nel suo libro The Hidden Wound. Il dialogo qui presentato prende le mosse da questo lavoro, così come dai nostri rispettivi percorsi esistenziali, convergenti nonostante le differenze di età e razza.

La breve riflessione sulla pianta del tabacco inclusa in questa raccolta mi è stata suggerita dalla vista dei fienili pieni di tabacco appena raccolto che ho ammirato nel corso del viaggio che mi avrebbe condotto alla fattoria di Wendell a Port Royal, Kentucky.

Loyal Jones, nell’elencare i tratti che considera centrali del Kentucky nel suo Appalachian Values, sottolinea l’importanza della famiglia, e afferma: “Ragioniamo in termini di persone, ricordiamo le persone con cui abbiamo familiarità e siamo meno interessati alle astrazioni, e alle persone di cui abbiamo solo sentito parlare”. È innegabile che molti dei saggi di Sentirsi a casa, soprattutto quelli incentrati sulla creatività, l’estetica e il processo immaginativo, prendano le mosse dalla famiglia e dalle persone della mia cerchia più intima. Scrivere del passato implica spesso il rischio di evocare un sentimento superficiale di nostalgia, uno sguardo che si rivolge al passato con rimpianto, idealizzandolo. Per questo motivo, un momento fondamentale del mio processo creativo è stato quello volto a individuare uno spirito di genuinità e integrità nel ricordare il passato, tentando di collegarlo agli ideali e alle aspirazioni del presente. Nell’usare il passato come materia prima per pensare in maniera critica al mio luogo natale, all’ecologia e alle questioni della sostenibilità, torno ripetutamente ai ricordi familiari. Durante la stesura di questi saggi, Rosa Bell, mia madre, cominciò a perdere la memoria, smarrendosi rapidamente in quell’oblio di sé dal quale non è possibile fare ritorno. Testimoniare il profondo e incessante dolore da lei provato per questa perdita mi ha consentito di comprendere pienamente l’importanza di conservare la memoria.

Nasciamo, ed esistiamo, laddove c’è memoria. Le nostre vite sono un tracciato reso possibile da tutto ciò che ricordiamo, banale o indimenticabile. Attraverso l’arte e l’atto di ricordare, conosciamo noi stessi. I ricordi ci offrono un mondo dove non c’è spazio per la morte, dove i rituali di rispetto e rievocazione ci mantengono in vita. In Sentirsi a casa. Una cultura dei luoghi, rendo omaggio al passato in quanto risorsa capace di fornirci un punto di partenza per rielaborare e rinnovare il nostro impegno verso il presente, e dare vita a un mondo in cui tutti possano vivere pienamente e felicemente: un mondo in cui chiunque possa sentirsi a casa.


© bell hooks, Sentirsi a casa. Una cultura dei luoghi , Meltemi 2023