26.03.2021
Design di coppia
Mauro Bellei

La visione di un mondo diverso è l’obiettivo a cui deve tendere il design; questa visione, però, non si accontenta di rimanere astratta, ma vuole essere seguita dalla realizzazione di un percorso concreto per calare quell’ideale nel reale. Per giocare con le metafore – mi viene naturale quando parlo di design – potremmo dire che spesso, per prendere più forza e dare il meglio di sé, il design dà inizio a un fidanzamento senza alcuna discriminazione. Ma deve scegliere bene con chi condividere quell’avventura, e queste unioni anche se con il tempo sono destinate a sfiorire gli lasciano sempre un segno. Per evitare fraintendimenti diciamo subito che il design, quello vero, non è né un mercenario né un facile avventuriero.

Artigianalità, industria, moda, grafica, fisica, geometria, matematica, arte, informatica, fino all’ecologia, sono solo alcuni – i più noti – fidanzamenti del design. Accade quasi sempre che alla fine di una relazione il design entri in crisi, che un comprensibile disorientamento lo lasci smarrito, ma se riesce a individuare subito una chiara necessità sociale trova la forza per riprendersi e si apre a una nuova ricerca. Il design non funziona come le scienze. La matematica o la fisica, che sono appunto scienze vere e proprie, hanno una loro autonomia e prendono forza al loro interno, si autoalimentano con la loro stessa energia per spiegare il mondo.

In realtà – quando non si accartoccia su se stesso – anche il design spiega il mondo ma, a differenza delle scienze, per diventare propositivo trae sempre energia dall’esterno, per esempio dall’essere umano, dalle sue forme e dai suoi limiti, come ogni volta che cerca di offrire una buona ergonomia o migliorare il nostro rapporto con le cose. Altre volte invece, se vuole solleticare o incuriosire, può scivolare nell’inutile e così ritorna in crisi. Ma quando scopre il modo di essere realmente utile, e riesce a mantenere una certa eleganza, ne esce vincente.

Esistono degli oggetti di design – non tanti ma ci sono – che attraversano inossidabili le stagioni. L’eleganza, però, non esiste in assoluto, cambia nel tempo, dunque può accadere che a posteriori venga interpretata in modo contrario. Allora dove troviamo quell’eleganza amica del bello senza tempo? Questa qualità nasce dai grandi contribuiti dei “delittuosi ornamenti” di Adolf Loos e dai “Less is more” di Mies van der Rohe. La ricerca per eliminare orpelli dalle cose che ci circondano a un certo punto della storia del design sembrava arrivata al capolinea, invece non è così e non lo sarà mai. Il design che punta a una chiara sintesi di contenuti, a un autentico scambio con la società e alla limpidezza delle forme traccia la sua rotta.

Uno dei fini del design è l’elaborazione di un progetto: raccogliere informazione e trasformarle in visioni concrete sempre più qualificate. Il designer ama progettare tutto, è curioso e sempre aperto alle sorprese. A un certo punto del mio percorso di ricerca ho scoperto che il mio lavoro, il mio modo di interpretare la progettazione di design, che comprendeva oggetti molto semplici e lineari ma che svelavano inattese trasformazioni, poteva abbracciare il mondo dei bambini.

Sono arrivato a questa conclusione quando un’importante azienda di design classificò i miei oggetti come non adatti al mercato perché poco rassicuranti. Ho verificato più avanti che quello che veniva giudicato poco rassicurante per gli adulti poteva diventare molto stimolante per i bambini. Il momento della svolta è stato quando ho visto usare i miei oggetti dagli attori bambini in sala di posa per le foto del catalogo 1999 di “Blocco Balocco”, una collezione di balocchi utili allo sviluppo psicomotorio di bambine e bambini.

Il tragitto successivo ha visto diverse ramificazioni, fino a quella che ha portato alla decisione di fidanzare il design con l’editoria, non per studiare il design dei libri come oggetti, ma per creare un progetto editoriale che viaggi insieme a un progetto di design. Da questo fidanzamento è nata Occhiolino Edizioni, la casa editrice che produce libri per bambini e per adulti che vogliono ritornare bambini, ponendo fin dall’inizio una chiara e precisa visione: stimolare la progettualità, cioè invitare tutti a esprimere la propria creatività manipolando vincoli e regole per la costruzione di un percorso di libertà soggettivo e comunitario.(continua)