12.02.2021
Cui prodest? Quid est veritas? I sospetti sulla pandemia
Stefano Berni
Il potere capitalistico ha bisogno di produttori-consumatori che devono vivere e lavorare per vivere. Ma vi è nel mondo un numero sempre più crescente di persone che non lavorano più, escluse dallo stesso sistema produttivo che le aveva preparate, sia perché disoccupate e povere sia perché sempre più anziane. Si profila ormai la ben nota tesi di Malthus che dimostra l’ascesa geometrica indiscriminata della popolazione rispetto alla produzione aritmetica di cibo e l’altrettanto ben nota legge di Marx secondo la quale il capitalismo produce un certo numero di disoccupati per abbassare il reddito dei lavoratori.
In questo quadro oggettivo, la pandemia in corso servirebbe diversi padroni. Innanzitutto servirebbe a coloro i quali vorrebbero liberarsi di uomini inetti (poveri, malati, anziani) che vivono ai margini della società non essendo capaci né di produrre né di consumare. Questo potere capitalistico negherebbe scientemente la presenza del coronavirus (perché sarebbe stato creato proprio da questo stesso potere) per diffonderlo il più possibile e decimare gli strati inferiori della popolazione rilanciando l’economia capitalistica e la produzione un po’ come sempre è avvenuto dopo una guerra o una peste.
Per un motivo opposto, anche gli estremisti contestano la presenza del coronavirus supponendo che esso sia un’invenzione, intesa come fantasia o come prodotto, del capitalismo, che può in questo modo governare gli individui attraverso la paura, il confinamento e il distanziamento sociale. Ciò permetterebbe ad un potere perverso e pervasivo di controllare meglio la popolazione. Negando la presenza del coronavirus o della sua pericolosità, essi vorrebbero preparare e risvegliare le masse impoverite. Immiserite, esse reagirebbero con violenza e si ribellerebbero contro il potere capitalistico. Una volta ottenuto il potere, si permetterebbe la giustizia sociale a tutti. Lo stato, espressione della borghesia stessa, sarebbe spazzato via e sostituito da una forma governo (tutta da immaginare) che livellerebbe le differenze economiche e sociali.
Queste due ipotesi cospirazioniste si oppongono ad un terzo tipo di potere, incentrato appunto sullo stato, che invece sembra convinto della presenza del coronavirus e della sua pericolosità, e dunque richiama alla calma, alla prudenza e al principio di precauzione, alleandosi con il sapere medico e scientifico la cui maggioranza dei membri afferma l’esistenza del virus e della sua virulenza. Lo stato si servirebbe del sapere per convincere e persuadere. Secondo i suoi detrattori quest’ultimo tipo di potere però userebbe lo spauracchio del virus solo per mantenere il potere stesso e governare.
Dunque almeno tre tipi di forze in gioco: i capitalisti; i libertari (di destra e di sinistra); i securitari. I primi mirano alla ricchezza; i secondi reclamano la libertà sociale; i terzi, la sicurezza. Capitalisti e libertari negano l’esistenza del virus, i terzi invece l’affermano. I capitalisti negano il coronavirus perché temono di perdere la ricchezza; i libertari negano il coronavirus perché temono di perdere la libertà; i terzi, affermano l’esistenza del virus perché temono di perdere la vita. I primi vorrebbero progredire e arricchirsi sempre di più a scapito anche di migliaia di morti (darwinismo sociale). I secondi mirerebbero o ad una uguaglianza totale tra persone anche a costo di subire eventuali “danni collaterali” o scivolare in un’anarchia totale. I terzi (statalisti) vorrebbero conservare la propria sicurezza a danno di coloro che non la vogliono o non la possono ottenere.
In quest’ultimo caso essi si affidano, si è detto, agli scienziati. Se i primi e i secondi tendono a negare l’esistenza del virus o essere disposti anche ad affrontare una immunità di gregge, i terzi si fidano degli scienziati, la maggior parte dei quali è concorde nel ritenere che la pandemia in corso vada combattuta o con il distanziamento sociale o con un eventuale vaccino. Le prime e le seconde fazioni non credono alla scienza e la relegano al livello di una credenza, sostenendo il primato del politico. Ogni scienza e ogni sapere non sarebbero mai neutrali ma, come ben sanno i primi, sarebbero manipolati dai gruppi economici e delle case farmaceutiche: ma i liberal-capitalisti non si sentono coinvolti più di tanto, infatti, anche se il virus li riguardasse direttamente, ricorrerebbero subito alle cure nei migliori ospedali del mondo. I secondi diffidano della scienza perché essa modificherebbe i dati in quanto alleata del potere. I terzi invece si affidano alla scienza perché essa sarebbe per loro una forma democratica di confronto e di scambio in cui alla fine prevarrebbe il buon senso e si realizzerebbe lo scopo precipuo della scienza, soprattutto medica, che è quella di salvare le vite.
Ora, se non è da escludere,
anzi è probabile, che ogni sapere muova interessi anche economici
sia perché ha bisogno di finanziamenti sia perché vi possono essere
delle speculazioni a causa anche della privatizzazione della sanità
e delle università, l’ipotesi di complotto dovrebbe inficiare, da
un punto di vista logico, l’intero sistema sanitario nazionale e la
fiducia accordata al sapere medico stesso, a tal punto che i
negazionisti dovrebbero legittimamente e coerentemente rifiutarsi di
farsi curare con la medicina tradizionale occidentale.