Street art e guerra
Serena Giordano

26.03.2022

Pochi giorni dopo l’inizio l’invasione russa dell’ Ucraina, sui muri di piccole e grandi città di tutto il mondo sono comparse moltissime immagini sul tema della guerra, come già era accaduto per altri conflitti. Una breve ricerca in rete dimostra facilmente che i murales, gli stencil e i poster più diffusi sull’invasione privilegiano due soggetti contrapposti: Vladimir Putin e i bambini ucraini. Il primo è sempre rappresentato per quello che è: un dittatore spietato e privo di scrupoli.

Curiosamente, Volodymyr Zelenskyj non ha lo stesso successo, non scatena la fantasia. Compare sempre uguale a se stesso, esattamente come si mostra al mondo negli innumerevoli collegamenti, a mezzo busto e in maglietta. Al massimo, alle sue spalle garrisce la bandiera nazionale. Nessuna identificazione significativa con personaggi della storia o della fiction, nessuna allusione al suo precedente mestiere.

Anche sui muri, l’antagonista naturale di Putin sembra essere piuttosto Joe Biden. In un murales romano Putin e Biden sono raffigurati come due ragazzini in maglietta, pronti a sfidarsi a calcio. Il calcio, come metafora delle relazioni internazionali, è sempre stato molto gettonato. Ricordo un murales in cui Putin, Conte e Trump, tutti e tre in maglietta e braghette e sorridenti, sono pronti a giocare una partita.

In questi giorni, Putin, spesso ribattezzato “Putler”, compare in uno stencil con ciuffo e baffetto hitleriano. E’ identificato

con Stalin e anche col mago nazistoide della saga di Harry Potter, Lord Voldemort. Ma non c’è solo il Putin evidentemente perfido, c’è anche quello, già dato per perdente, con la pistola alla tempia pronto a farla finita, o almeno così sembrerebbe. È il caso di un poster affisso per le vie del centro di Milano, “Il suicidio dello Zar”. L’autore, uno street artist molto ben quotato, intervistato dai quotidiani, si lamenta che tutte le copie della sua opera, nel giro di poche ore, sono state rimosse. Poi, conclude: “Evidentemente l’azione repressiva e censoria di Vladimir Putin ha effetti anche nelle nostre città”.

Può darsi, anche se riesce difficile credere che Putin o le sue spie esercitino un’azione così capillare, soprattutto nei confronti di un’opera non esattamente diretta e che ricorda il giovane Hitler in tre dimensioni di Maurizio Cattelan: denuncia? mostruosità? Chi lo sa. Allo stesso modo, non risulta particolarmente diretto il ritratto in forma di “Pietà” del dittatore russo dipinto sul muro di un edificio di Sofia. Putin regge il suo stesso cadavere tra le braccia, un’immagine identica quella realizzata da Ernest Pignon-Ernest a Roma, nel 2015, ma dedicata a Pier Paolo Pasolini.

C’è anche da dire che non è facile capire che cosa sia vero e cosa falso. Molti murales esistono, altri non sono che fotomontaggi ben confezionati. Il più noto fotomontaggio, comparso a Roma, era lo stencil del Papa che disegna sul muro un simbolo della pace guardandosi in giro con aria circospetta. E non si tratta solamente delle immagini dell’arte urbana, ma anche di quelle dei bombardamenti, delle stragi, delle macerie, come hanno dimostrato i molti casi di falsificazioni comparsi anche su importati quotidiani.

Ma torniamo a Putin. Il modo in cui la street art lo rappresenta non meraviglia. Al di là delle sporadiche ambiguità, non potrebbe che essere rappresentato che come tutti gli altri potenti che scatenano le guerre.

Ricordo, nel 2003, uno stencil in cui George W. Bush è un vampiro con le gengive e i denti grondanti sangue o un Bush sucida, con la pistola alla tempia come Putin (nella serie “Sorry” di Peeblitz) o ancora impegnato in un bacio appassionato con Saddam Hussein. Ciò che, invece, meraviglia è la rappresentazione dei bambini, delle vittime innocenti di ogni guerra, di coloro che subiscono la follia degli adulti senza aver alcuna voce in capitolo.

I bambini terrorizzati, mutilati, martoriati, torturati e uccisi dalle bombe russe diventano, in molte opere d’arte urbana, fieri combattenti, felici e sorridenti. La realtà, oggettiva e terribile è sostituita da qualcosa di completamente diverso.

L’infanzia si trasforma in simbolo di una purezza astratta e, quindi, in una patriottica rinuncia a qualsiasi compromesso, anche a costo della vita (degli altri). Bambine che portano in spalla la bandiera ucraina correndo tra i fiori, piccoli dallo sguardo sereno e lungimirante che immaginano un radioso futuro e persino bimbe ucraine “superman” con poteri speciali.

È la retorica della Patria (quella con la “P” maiuscola) che, in ogni guerra, ha preteso che uomini donne e bambini si recassero felicemente al massacro. Ogni regime totalitario, da Stalin a Hitler, da Mussolini alla Cina di Mao, ha usato i bambini per la propaganda, proiettando su di loro (creature senza diritto di replica) ideologie ottuse e violente.

Concludo con un caso interessante che dimostra che chi resta fedele ai valori storici della sinistra e del pacifismo militante, è considerato un pericoloso estremista. Proprio pochi giorni fa compare un poster in zona Campidoglio. L’obiettivo della satira è il segretario del PD Enrico Letta che effigiato con un elmetto sulla testa.

Alle sue spalle la scritta: “Iscriviti al PD. Campagna di arruolamento 2022. Spezzeremo le reni alla Russia”. L’espressione di un pensiero divergente che, naturalmente, scompare nel giro di poche ore. Altro che Putin suicida.