27.02.2021
Per Panzieri
Ubaldo Fadini

Negli ultimi tempi la figura e la ricerca (meglio si dovrebbe dire: la “conricerca”, riprendendo anche Romano Alquati) di Raniero Panzieri sono state rese oggetto di studi importanti, ad esempio di Andrea Cengia e Marco Cerotto. A ciò si affianca, in maniera particolarmente rilevante, la traduzione in lingua francese di alcuni dei suoi testi più noti (tra gli altri, Plusvalore e pianificazione e Sull'uso capitalistico delle macchine nel neocapitalismo), a testimonianza appunto del ritorno di attenzione a più livelli su uno degli autori essenziali per comprendere gli sviluppi maggiormente significativi del pensiero critico-radicale di taglio innovativo, a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso: Le marxisme comme expérience. Ecrits de Raniero Panzieri  (con un testo di Danilo Montaldi e una prefazione del sottoscritto), Association Culturelle Eterotopia France, Paris 2021, pp.128. Di seguito viene ripresa la parte iniziale della mia prefazione, nella versione originaria in lingua italiana:

“Si è scritto, un po' di anni fa, della “funzione socratica” che la figura complessiva di Raniero Panzieri ha avuto nei confronti dei processi di rinnovamento, a livello teorico e pratico, del marxismo degli ultimi decenni del secolo scorso, riqualificandolo in un senso radicale, non appiattito sulle tradizioni ideologiche del movimento operaio così come si sono presentate sullo scenario novecentesco a partire dal secondo dopoguerra.

In tale ottica, fondamentali risultano i testi, pubblicati in “Quaderni rossi”, su Plusvalore e pianificazione. Appunti di lettura del Capitale e Sull'uso capitalistico delle macchine nel neocapitalismo. Sono proprio questi testi, riproposti nella presente raccolta e accompagnati ancora da altri interventi, a costituire un livello assai elevato di originale e innovativa articolazione di un pensiero marxista in grado di fare i conti con il dato materiale dello sviluppo capitalistico e di tradurne lo spessore, la densità, sotto veste di un processo di transizione per così dire “aperto” e anche orientabile – socialmente e politicamente – in direzione di un al di là dal capitalismo stesso.

Sono proprio i due testi sopra richiamati ad attivare ancora di più oggi, in una società contrassegnata pure dall'affermazione della cosiddetta “fabbrica 4.0”, una sostanziosa attenzione a quel nesso di macchine, tecnologia, scienza e innovazione, sempre riferito a particolari e storicamente determinati rapporti di potere, che trova appunto una rappresentazione perspicua nella ricerca militante, appassionata e di grande rigore teorico di Panzieri, in relazione alle trasformazioni delle modalità di sfruttamento che sappiamo investire incessantemente sensibilità, affetti, linguaggi, intelligenze.

Proprio su quest'ultimo sfondo è da proiettare il complesso delle osservazioni critiche dello studioso italiano soprattutto sull'uso capitalistico delle tecnologie, delle “macchine”, nell'ottica di una ripresa d'interesse al motivo, oggi quanto mai decisivo nella sua urgenza, del rinnovamento effettivo di una critica radicale, insieme pratica “e” teorica, alle manifestazioni odierne della dinamica dello sfruttamento capitalistico”.