PREFAZIONE
Negli ultimi anni la discussione italiana sulla decrescita è avanzata in modo disfasico rispetto al dibattito internazionale, specialmente quello in lingua inglese. Da un lato, l’Italia è stato uno dei Paesi, insieme alla Francia, in cui la discussione sulla decrescita è emersa e si è sviluppata, con un’ampia diffusione già dalla metà degli anni Duemila delle opere di Serge Latouche1 e una notevole produzione nostrana di lavori ‘decrescentisti’;2 la costituzione di due grandi associazioni promotrici di questo paradigma;3 l’organizzazione della terza conferenza internazionale sulla decrescita a Venezia nel 2012.4 Dall’altro lato, tuttavia, la straordinaria ricchezza di riflessioni, spunti e orizzonti strategici che a partire dalla grande conferenza di Lipsia del 20145 si è espressa a livello sia europeo sia globale non ha trovato sponda né in termini di traduzioni né dal punto di vista dell’elaborazione teorico-politica.6
Questo libro offre una prima occasione di mettersi al passo con una parte di quel dibattito. Tre degli autori si sono formati e/o svolgono la loro attività presso l’Università Autonoma di Barcellona (due di essi sono di origine italiana): si tratta di alcuni dei ricercatori più noti del filone decrescentista, provenienti dall’Istituto di Scienza e Tecnologia Ambientali (ICTA), che probabilmente può essere considerato come il centro europeo più importante per lo sviluppo teorico della decrescita.7 Se è vero che il Vocabolario della decrescita, uscito in inglese nel 2014 e in italiano nel 20188, aveva introdotto e reso disponibili alcuni elementi introduttivi del dibattito internazionale, con questa monografia si fa un passo avanti. Essa, infatti, analizza nel dettaglio una visione della decrescita per certi versi più ampia e articolata, prendendo in esame non solo le ragioni ambientali ed economiche per cui la crescita e l’espansione del metabolismo sociale sono connesse all’attuale crisi ecologica e a varie disfunzionalità (quali debito, disuguaglianze e instabilità finanziaria), ma anche le strategie che dal basso muovono verso una trasformazione in senso decrescentista della società (siano esse politiche locali o riforme di struttura, o ancora elementi organizzativi per la mobilitazione).
Inoltre, questo libro adotta un linguaggio accessibile e divulgativo, che da una parte riprende il modello politico del manifesto o del pamphlet, appetibile per un pubblico vasto e differenziato, mentre dall’altra ha il pregio di rendere in modo semplice e sintetico i complessi dibattiti avvenuti negli ultimi anni su diverse riviste accademiche.
La decrescita viene qui concepita in due modalità fortemente interconnesse:
come trasformazione dei sistemi produttivi in relazione a un’inedita centralità della riproduzione sociale;
come rallentamento deliberato dei livelli di produzione e consumo, finalizzato al restringimento del throughput, cioè della quantità di materia ed energia che attraversa il sistema economico.
Per facilitare una sempre più necessaria transizione ecologica, gli autori immaginano una molteplicità di strategie o livelli di azione. Da una parte, interventi politici innovativi e sinergici quali un Green New Deal9 (senza crescita), un reddito di cura associato a un insieme di servizi universali gratuiti, la riduzione dell’orario lavorativo e, infine, un sistema di finanza pubblica a supporto di queste misure. Dall’altra, il rafforzamento di pratiche conflittuali dal basso quali per esempio la gestione collettiva dei beni comuni, basata su modelli di condivisione e cooperazione che si ispirano a principi di ‘vita semplice’ e mirano a soddisfare i bisogni e a promuovere il benessere di chi lavora anziché a garantire la generazione di profitto, e che in generale privilegiano lentezza e circolarità nel contesto di catene del valore accorciate e adattate alle esigenze delle economie locali.
Dal punto di vista delle pratiche di trasformazione, la tesi del volume è che le soggettività che porteranno avanti il progetto decrescentista si formeranno attraverso le pratiche e il conflitto, per esempio partecipando a movimenti sociali e azioni collettive di vario tipo, sostenendo le economie comunitarie e coltivando sensi comuni alternativi a quello egemonico. Tessendo alleanze, queste iniziative porteranno a cambiamenti politico-istituzionali in grado di facilitare il processo di transizione ecologica. Anche in questo caso, la riflessione sulle strategie multi-livello si inserisce all’interno del più recente dibattito internazionale interno al movimento della decrescita, teso ad approfondire in modo sistematico gli elementi organizzativi delle pratiche conflittuali. Ne sono un esempio l’ultima conferenza internazionale – Degrowth Vienna 2020: Strategies for Socio-ecological transformation – nonché il volume che ne raccoglie i contributi più rilevanti.10
Riteniamo importante, a questo punto, avanzare una considerazione sullo stato dell’arte del movimento per la giustizia climatica, forse il primo bacino di lettrici e lettori cui questo libro si rivolge. Nel contesto italiano, ci troviamo in un momento di grande effervescenza e ri-politicizzazione della crisi ecologica. Il 2019, incontestabilmente annus mirabilis delle mobilitazioni per il clima con i con i suoi quattro – oceanici – scioperi globali, segna la progressiva presa d’atto della crisi della climate governance a guida ONU e ridisegna il campo dell’ecologia politica lungo una frattura per molti anni dimenticata: negazionismo climatico da un lato, giustizia climatica oltre il mercato, dall’altro. È da questo inedito punto di vista – guadagnato nelle piazze dai movimenti – che problematiche antiche acquisiscono nuova pregnanza. Inediti spazi di composizione si aprono, in particolare per quanto riguarda il rapporto tra questione sociale e questione ambientale – come dimostrano le due dichiarazioni congiunte rilasciate da Fridays for Future e dal Collettivo di fabbrica (ex)GKN.11
Nella prima, intitolata Insieme verso il 25 e 26 marzo,12 si legge:
“Non permetteremo mai più di giustificare delocalizzazioni, licenziamenti, precariato con la scusa della crisi climatica. Né permetteremo di giustificare con la difesa dei posti di lavoro un rallentamento o una deviazione nella transizione ecologica e climaticaLa transizione ecologica, se reale, deve misurare la propria efficacia anche sui tempi, e non è più concepibile alcun rallentamento. Il pianeta è in fiamme, da ogni punto di vista, e ogni secondo sprecato è un crimine […] Una reale transizione climatica, ambientale, sociale non può prescindere dalla capacità della società di dotarsi di forme di pianificazione complessiva ed ecosostenibile. E tale pianificazione non si genera nel ricatto, nella gerarchizzazione dei luoghi di lavoro, nell’oppressione e repressione dei territori come succede da anni ad esempio in Val Susa, ma nel risveglio della democrazia partecipativa e rivendicativa”.
Nella seconda, che annuncia un importante momento di riflessione collettiva durante il Climate Social Camp di Torino (25-29 luglio), l’analisi risulta ulteriormente approfondita:
“La realtà è che non si può raggiungere la giustizia climatica senza toccare gli interessi economici più profondi e dominanti nella società. Non si può raggiungere la giustizia climatica senza scontrarsi contro la fitta rete di interessi economici ai vertici della società. E per realizzarla è fondamentale ripensare radicalmente il modello di produzione e consumo, attualmente basato sulla forte asimmetria di potere. Il che implica, fra le altre cose: proprietà collettiva di settori chiave per condurre una politica industriale in linea con i principi di rispetto dell'ambiente, necessità e sufficienza, abbattendo i consumi dei più ricchi, tutelando così le fasce più deboli della popolazione, diminuendo contemporaneamente il peso climatico del consumo dei supericchi e stabilendo, attraverso la redistribuzione, delle misure di welfare veramente universali e che riconoscano l’importanza delle attività di cura”.
In che modo la visione della decrescita sarà in grado di intercettare questo nuovo sguardo sulla questione socio-ambientale? In che modo riuscirà a farsi contaminare dai nuovi movimenti, ibridandosi e arricchendosi vicendevolmente? Siamo convinti che la circolazione di questo libro produrrà un impatto significativo sulle risposte che il futuro riserva a tali domande.13
In conclusione, segnaliamo che è proprio in questo contesto di rinnovato interesse per l’ecologia politica e la trasformazione socio-ambientale che nasce una nuova collana di Edizioni Ambiente, intitolata Economia in Transizione. In un certo modo, il libro che avete tra le mani fa da apripista a questa operazione. Con la transizione ecologica che torna a salire nella scala di priorità delle agende politiche mondiali, il cui contenuto effettivo si ridisegna in tempo reale e in modo non sempre in linea con presupposti di ecologismo radicale, è urgente fornire una riflessione critica e una contro-narrazione che evidenzi i limiti dei paradigmi di pensiero correnti. Ci auguriamo che la nuova collana, così come questo libro, possa contribuire a nutrire l’immaginazione e riflessione critica non solo dei movimenti, ma di tutte le persone – ormai schiacciante maggioranza, nel Paese e non solo – che hanno a cuore le ragioni di una società giusta per un pianeta in salute.
Foligno
e Parma, Luglio 2022
1 Tra le altre: La scommessa della decrescita, Feltrinelli, Milano, 2006; Breve trattato sulla decrescita serena, Bollati Boringhieri, Torino, 2008; L’invenzione dell’economia, Bollati Boringhieri, Torino, 2010.
2 A titolo di esempi: Bonaiuti, M. (a cura di), Obiettivo decrescita, EMI, Bologna, 2005; Pallante, M., La decrescita felice, Edizioni Decrescita Felice, 2005; Bianchi, B. et al., Immaginare la società della decrescita, Hoepli, Milano, 2012; Deriu, M. (a cura di), Verso una civiltà della decrescita, Marotta e Cafiero, Napoli, 2016; Cacciari, P., Decrescita, Marotta e Cafiero, Napoli, 2020; Asara, V., Democrazia senza crescita, Aracne, Roma, 2021; Germani, G., La verità della decrescita, Castelvecchi, Roma, 2021; Deriu, M., Rigenerazione, Castelvecchi, Roma, 2022.
Vanno inoltre segnalate alcune collane editoriali di grande rilevanza: I precursori della decrescita, per Jaca Book (ora interrotta); Lanterne – la decrescita prima della decrescita e Transizioni – decrescita, giustizia, ecologia politica, per Castelvecchi.
3 Associazione per la decrescita (https://www.decrescita.it/associazione/) e Movimento per la Decrescita Felice (www.decrescitafelice.it).
4 Questa la successione delle conferenze internazionali della decrescita: Parigi 2008, Barcellona 2010, Venezia 2012, Lipsia 2014, Budapest 2016, Malmoe 2018, Vienna 2020 [online], Manchester 2021 [online].
5 È significativo sottolineare che la quarta conferenza internazionale della decrescita è stata, a differenza delle altre, un evento a tutti gli effetti di massa – con quasi 4000 presenze e un corteo di chiusura ancor più partecipato.
6 Tra i titoli fondamentali ancora indisponibili in italiano segnaliamo: Muraca, B., Gut leben: Eine Gesellschaft jenseits des Wachstums, Wagenbach, Berlino, 2014; Escobar, A., “Degrowth, postdevelopment and transitions”, in Sustainability Science, 10: 451-462, 2015; Schmelzer, M., The Hegemony of Growth, Cambridge University Press, 2016; Gezon, L. L., e S. Paulson (a cura di), “Degrowth: culture, power and change”, special issue di Journal of Political Ecology, 24, 2017; Borowy, I. e M. Schmelzer (a cura di), History of the Future of Economic Growth, Routledge, London, 2017; Kallis, G., Degrowth, Agenda, London, 2018; Akbulut, B., F. Demaria, J-F. Gerber, J. Martinez-Alier, (a cura di), “Degrowth and Environmental Justice”, special issue di Ecological Economics, 156, 2019; Barca, S., E. Chertkovskaya e A. Paulsson (a cura di), Towards a Political Economy of Degrowth, Rowman and Littlefield, London, 2019; Burkhart, C., M. Schmelzer e N. Treu (a cura di), Degrowth in Movement(s), Zero Books, Los Angeles, 2020; Schmelzer, M., A. Vetter e A. Vasintjan, The Future is Degrowth, Verso, Londra, 2022.
Fanno eccezione due volumi importanti: AAVV, Il mito della crescita verde, LU::CE edizioni, Massa, 2020; e Hickel, J., Siamo ancora in tempo! Come una nuova economia può salvare il pianeta, Il Saggiatore, Milano, 2021 (da sottolineare, tuttavia, la scelta editoriale di escludere dalla traduzione la parola ‘degrowth’, presente invece nel sottotitolo originale).
7 La quarta autrice, Susan Paulson, è antropologa e lavora all’Università della Florida.
8 D’Alisa, G., F. Demaria e G. Kallis, Decrescita. Vocabolario per una nuova era, Jaca Book.
Va detto che una vicenda editoriale poco trasparente ha profondamente rallentato la circolazione del testo. Fortunatamente la pubblicazione online di alcune voci, nonché dell’importantissima prefazione di Luciana Castellina (su svariate testate, quali Dinamo Press, Effimera e Global Project), hanno sopperito almeno in parte a questa criticità.
Da segnalare, inoltre, la recente pubblicazione di un volume assai legato alla comunità internazionale della decrescita: Kothari, A., A. Salleh, A. Escobar, F. Demaria, e A. Acosta (a cura di), Pluriverso: Dizionario del post-sviluppo, Orthotes, Napoli-Salerno, 2021 (con estratti liberamente fruibili online, presso le stesse testate sopraindicate).
9 Da non confondere con il Green Deal promosso dall’Unione Europea.
Per un approfondimento sul GND, si veda Aronoff, K., A. Battistoni, D. Cunha e T. Riofrancos, A Planet to Win, Momo Edizioni, Roma, 2021. Una ricchissima recensione al volume è ospitata dalla rubrica ‘Ecologie della trasformazione’, sul blog Le parole e le cose, a firma di Riccardo Mastini.
10 Si veda Barlow, N., L. Regen, N. Cadiou, E. Chertkovskaya, M. Hollweg, C. Plank, M. Schulken, V. Wolf, Degrowth & Strategy: How to bring about social-ecological transformation, in corso di pubblicazione.
11 La straordinaria vicenda della GKN di Campi Bisenzio – occupata da oltre un anno – è richiamata per sommi capi nell’intervista che Emanuele Leonardi e Mimmo Perrotta hanno fatto a Dario Salvetti, intitolata ‘Dalla coincidenza alla convergenza: lotta operaia e giustizia climatica alla GKN’, ospitata dalla rubrica ‘Ecologie della trasformazione’, sul blog Le parole e le cose.
12 Il 25 marzo 2022 si è svolto il quinto global climate strike; il 26 marzo si è invece tenuta la grande manifestazione #Insorgiamo, a Firenze.
13 A partire da due momenti importanti, tra loro connessi: la conferenza Decrescita: se non ora, quando? (Venezia, 7-10 settembre) e il Venice Climate Camp (Venezia Lido, 8-11 settembre).
© Che cosa è la decrescita oggi, Edizioni Ambiente 2022