Deleuze
Filosofia di una vita
Filippo Domenicali
Paolo Vignola

03.12.2023

Il testo che segue è l'introduzione al volume di Filippo Domenicali e Paolo Vignola, Deleuze. Filosofia di una vita, edito da Carocci



Introduzione


Nell’affermare che «le vite dei professori sono raramente interessanti» (pp. p. 183), Gilles Deleuze non si riferiva, con grande modestia, soltanto alla sua vita personale, ma forse intendeva esprimere più in generale il suo “preferirei di no” nei confronti dell’idea stessa di biografia, di un libro che mostri tutto ciò che del filosofo non è testo, scrittura, opera. Eppure, se si può effettivamente parlare, con Éric Alliez (2015, p. 177), di una “bio-filosofia” deleuziana, perché in Deleuze il concetto filosofico è sempre in relazione di prossimità con l’affetto e con la vita di chi lo pensa, troviamo allora un pretesto per cedere alla tentazione di porci dal punto di vista di un costruttivismo bioconcettuale dove la vita e il pensiero, la storia personale e politica, il divenire della scrittura e l’esperienza che lo alimenta si intrecciano quasi senza soluzione di continuità. Perciò in questa biografia concettuale a quattro mani tentiamo di offrire la presentazione di una vita non solo o non precisamente intellettuale, ma immediatamente filosofica, ripercorsa tenendo conto del contesto teorico, politico, culturale e sociale che ha attraversato. In tal senso, il libro vuole essere un’introduzione a tutto tondo al pensiero del filosofo, sebbene non si pretenda in alcun modo di proporre la vita di Deleuze, non ne vedremmo il senso. L’idea è semmai quella di scrivere una vita di Deleuze, e perciò anche solo di proporre un Deleuze, un modo di leggerlo e pensarlo precisamente per come lo si è incontrato e recepito – una singolarità.

Si tratta quindi di un lavoro che non poteva avere altro carattere se non problematico, il solo che veramente gli si addica. Come Deleuze amava ripetere a proposito dei grandi autori filosofici, per riuscire a capirli dobbiamo saper ritrovare i loro problemi. Ed è appunto il compito che ci siamo prefissati: tentare di ritrovare, alla radice, nella loro storia, i problemi di Deleuze, esaminando da dove vengono, come si impongono alla sua attenzione, ma anche come si trasformano nello spazio del suo pensiero e attraverso gli incontri che riorientano la sua creazione concettuale. È la ragione per cui abbiamo deciso, diversamente da altre monografie sull’autore, di privilegiare l’esposizione secondo l’ordine cronologico, e una cronologia che fosse la più precisa possibile. Questa scelta ci dà il vantaggio di poter esaminare la riflessione di Deleuze, per così dire, sinotticamente, a vari livelli, ristabilendo la dimensione orizzontale, contestuale, in cui la sua opera si pone e con la quale più o meno implicitamente dialoga.

I materiali su cui ci siamo basati per la nostra ricerca sono costituiti, oltre che dall’intero corpus deleuziano (in una minima parte anche inedito) e dalla documentazione fornita dagli archivi accessibili, dalla foltissima letteratura secondaria. Si tratta di una bibliografia che dalla metà degli anni Novanta non ha smesso di crescere, e oggi ha raggiunto dimensioni colossali, con diverse centinaia di monografie e decine di numeri speciali di riviste. Alla prima pionieristica serie di studi su Deleuze, alimentata soprattutto dai suoi discepoli diretti, ha fatto seguito n dai primi anni Duemila l’eco di un successo internazionale, che ha coinciso con un vero e proprio boom saggistico, a sua volta incrementato anche grazie all’edizione delle raccolte di saggi deleuziani L’isola deserta (2002), Due regimi di folli (2003) e da ultimo le Lettere (2015), così come dalla diffusione e trascrizione di quasi cinquecento ore di lezione registrate su nastro magnetico e oggi fruibili sui siti Web dedicati.

E poi abbiamo puntato sulla polifonia e l’intertestualità. Tra le fonti in primo piano, ossia quelle che innervano il percorso, oltre a un’ampia selezione delle principali monografie teoriche e di saggi incisivi sull’autore, abbiamo privilegiato le “vite parallele” di colleghi, amici e interlocutori, attraverso le biografie e le interviste pubblicate (Dosse, Tournier, Gandillac, Foucault, Parnet, Guattari, Colombel, Châtelet, Roudinesco, Pinhas ecc.), così come i volumi scritti da quella “molteplicità sparsa” che gravitava attorno a Deleuze, la cerchia di studiosi a lui più vicina, di cui abbiamo colto la propensione a ibridare il concetto e l’affetto, ibridazione che spinge il ricordo oltre il vissuto personale per farne un tratto diagrammatico del pensiero. Abbiamo cioè voluto mettere in dialogo intertestuale, o in sovrapposizione, i tanti “sguardi su Deleuze” della saggistica filosofica, per dirla con il suo collega e amico René Schérer (1998). Facciamo in questo caso riferimento soprattutto a contributi collettivi come Gilles Deleuze. Une vie philosophique (Alliez, 1998), Il secolo deleuziano (Vaccaro, 1997), Tombeau de Gilles Deleuze (Beaubatie, 2000), Deleuze épars (Bernold, Pinhas, 2005), Gilles Deleuze et Félix Guattari. Une rencontre dans l’après Mai 68 (Antonioli, Astier, Fressard, 2009) e altri più recenti, tra cui Agencer les multiplicités avec Deleuze, gli atti del colloque di Cerisy-La-Salle del 2015 consacrato al filosofo francese (Querrien, Sauvagnargues, Villani, 2019). Infine, utilissime sono state le riviste che, negli anni, hanno fatto di Deleuze il loro punto di orientamento, moltiplicando le piste di ricerca teorica e storiografica: “L’Arc”, “Chimères”, “Multitudes”, “Rue Descartes”, “Deleuze and Guattari Studies”, “La Deleuziana” e “Millepiani”. Da menzionare sono poi chiaramente il sito Webdeleuze (https://www.web- deleuze.com/), ideato da Richard Pinhas, e quello dei Deleuze Seminars (https://deleuze.cla.purdue.edu/) diretto da Charles Stivale, che raccolgono tutte le registrazioni audio e video dei corsi, nonché le relative trascrizioni, fornendo così una straordinaria mole di informazioni utili per dare forma alla singolarità di una vita filosofica.

La struttura generale del testo è fornita dallo stesso Deleuze. È invalsa l’abitudine, presso gli interpreti, di distribuire l’evoluzione della sua opera su tre grandi momenti. Si tratta di una partizione che Deleuze retrospettivamente ha convalidato: «tre periodi, andrebbero bene» (Deleuze, 1988, p. 180). Riconosciamo perciò un momento iniziale, di carattere prevalentemente storico-filosofico, che corrisponde agli anni del suo “apprendistato” in filosofia (studi su Hume, Nietzsche, Kant e Bergson) e si protrae fino al 1968, quando Deleuze tenta finalmente di elaborare una filosofia “a proprio nome” con l’edizione del dittico costituito da Differenza e ripetizione (1968) e Logica del senso (1969). A partire dal biennio 1969-70, e fino al 1980, è quindi possibile individuare un secondo periodo molto intenso della sua riflessione, che prende forma a partire dall’incontro con Félix Guattari. Si tratta di un momento di altissima sperimentazione, in cui la loro scrittura irriverente ed estrema tenta di sorprendere sia la filosofia sia la psicoanalisi. Ed è anche un momento fortemente “politico”, una specie di prolungamento del maggio 1968, di cui gli autori rilanciano alcune fondamentali tematiche libertarie, materialiste e rivoluzionarie. Infine, a partire dai primi anni Ottanta, riconosciamo una terza e ultima fase della riflessione di Deleuze dedicata prevalentemente all’estetica, soprattutto pittura e cinema (Bacon, Cinema 1 e 2), ma che comprende ancora incursioni nel campo della storia della filosofia (Foucault, Leibniz), della politica (Pourparler) e della letteratura (Critica e clinica), così come l’edizione di un altro importante volume con Guattari: Che cos’è la filosofia? (1991).

Pertanto, dei dodici capitoli di cui l’opera si compone, i sei iniziali prendono le mosse dalle primissime esperienze intellettuali di Deleuze (dal “Deleuze prima di Deleuze”) ed esaminano diacronicamente l’evoluzione della sua opera fino allo spartiacque rappresentato dal 1968-69, coprendo il primo momento della sua ricerca; la fase seguente (con Guattari) viene approfondita nei capitoli 7 e 8; mentre l’ultima riflessione di Deleuze è oggetto dei capitoli 9-12. Evidentemente, queste tre fasi, per via delle loro singolarità, necessitano di focus bioconcettuali differenti: nella prima fase lo sforzo è consistito nel recupero di un folto insieme di dati storiografici per osservare il più possibile da vicino sia il “milieu preindividuale” del giovane Deleuze e le sue amicizie, sia le sue prime esperienze di studio e di scrittura, registrando poi i passi che conducono alla sua completa maturazione, passando per i corsi dell’agrégation e il periodo presso l’Università di Lione; nella seconda fase si è provato a esprimere la convivenza filosofica con Guattari attraverso un raddoppiamento qualitativo, dunque prospettico, delle fonti e, al tempo stesso, si è fatto emergere il contesto politico postsessantottino, ivi inclusa la dimensione accademica e militante dell’Università di Vincennes; infine, gli ultimi anni sono descritti provando a installarsi inizialmente sulle frequenze e le risonanze della voce di Deleuze nei suoi corsi, per cogliere da lì le varie genesi concettuali che strutturano la dimensione estetico-politica del suo pensiero, fino al ritiro dall’insegnamento, ad Abecedario, a Che cos’è la filosofia? e agli ultimi scritti, accompagnati dai ricordi di chi ancora riesce a vederlo, o a sentirlo, verso la metà degli anni Novanta. Il risultato a cui abbiamo voluto tendere è quello di una ricostruzione in un certo senso precisa e impressionista del percorso filosofico dell’autore, ricavata da un continuo gioco di rifrazioni tra testimonianze, aneddoti e dettagli di vita, umori e atmosfere dei processi di creazione che lo contraddistinguono.

In definitiva, per l’analisi del tragitto intellettuale di Deleuze, abbiamo cercato di mettere a frutto quello che egli dichiarava a proposito di Foucault: una vita, ogni vita, è sempre una linea spezzata, sottoposta a tensioni, urti e derivazioni. Non esprime mai la linearità di un progetto per così dire già fatto (la fatalità di un destino), ma è sempre soggetta a tutte le contingenze e a tutti gli incontri. In una vita si presentano continuamente faglie e incrinature, punti di criticità che aprono e chiudono periodi molto caratterizzati. La linea di vita presenta continue derivazioni, biforcazioni, blocchi e ripartenze. Procede per crisi e per scosse. Perciò abbiamo tentato di ricostruire lo sviluppo del pensiero di Deleuze quasi cinematograficamente, attraverso l’uso di un procedimento al rallentatore che attraverso tagli ben congegnati, prelevati sul flusso della sua scrittura – i nostri dodici capitoli –, ci consentisse di isolarne i principali segmenti, più o meno lunghi e densi, a volte perfino di un solo anno. I vari capitoli aspirano quindi a essere “monadi”, in certa misura autosufficienti, in quanto idealmente dovrebbero contenere sia un’informazione storiografica completa sull’arco cronologico indagato, sia una chiave di lettura possibile per la fruizione dei testi – a cui il volume, lo precisiamo, non ha nessuna pretesa di sostituirsi. In termini deleuziani e guattariani: all’endomontaggio dei fotogrammi che vanno a comporre ogni singolo capitolo come una tappa nel processo di progressiva individuazione filosofica da parte di Deleuze corrisponde un esomontaggio che concatena e “macchina” i diversi capitoli tra loro. Così, ogni capitolo rimanda a tutti gli altri, ma è in sé autosufficiente. È il principio deleuziano di una “multilettura” possibile. Infine, le voci del Glossario ragionato, al fondo del volume, non intendono mappare in maniera esaustiva il “vocabolario” filosofico di Deleuze, ma sono state pensate come complementari e funzionali alle argomentazioni sviluppate nel testo, a cui dovrebbero idealmente apportare un utile supplemento di informazione. Le parole chiave presenti nel volume sono segnalate da un asterisco.

Confidiamo nell’idea che questa distribuzione possa soddisfare sia il neofita sia lo specialista.


Avvertenza Il volume è stato pensato e redatto dagli autori nell’ambito di una proficua e costruttiva collaborazione alla pari. Esso è quindi, in tutte le sue parti, il risultato di uno sforzo intellettuale congiunto. Ma come tutte le imprese editoriali di un certo respiro, ha comportato una precisa divisione del lavoro, che consente di determinare le rispettive paternità: Filippo Domenicali è autore dei capitoli 1, 2, 3, 6, 10, oltre che dei primi cinque paragrafi del capitolo 11 e dei primi cinque del capitolo 12; mentre Paolo Vignola ha redatto i capitoli 4, 5, 7, 8, 9, gli ultimi quattro paragrafi del capitolo 11 e gli ultimi cinque del capitolo 12. L’ultimo accesso alle pagine Internet indicate nel volume risale a giugno 2023. Tutte le traduzioni, dove non diversamente indicato, sono a cura degli autori.


© Filippo Domenicali, Paolo Vignola, Deleuze. Filosofia di una vita, Carocci 2023